ARTE VAGA_MENTE a Lecco
Un'altra faccia della Romania by Irina
Tirdea IRIS TV
ARTE VAGA_MENTE a Lecco
Partiamo in sicurezza con una nuova
iniziativa rivolta alla cultura, le tradizioni e i valori dei popoli accolti sul territorio italiano:” ARTE
VAGA_MENTE” a Lecco.
Non ci spostiamo da casa, dal vostro
proprio balcone potete ammirare l’arte e la tradizione di un popolo come la “Romania”.
Il Comune di Lecco e l’Associazione di
Promozione Sociale e Culturale IRIS ha il piacere di coinvolgere la comunità
rumena, il 23 Maggio 2021 dalle ore 18:00 in centro a Lecco nelle vie principali dei quartieri rumeni. Dove hanno organizzato
un programma artistico dedicato alla cultura, il porto, la tradizione, la
musica e il ballo rumeno. Saranno
presenti artisti di grande spessore della comunità rumena guidati dal direttore
artistico Irina Tirdea: Dan Dumitru e Mariana Cretu – cantanti di musica popolare
rumena ed interprete del flauto di Peter Pan del grande maestro Gheorghe Zamfir
e Marian Ahalani Trotusanu artista e
collezionista dei costumi popolari rumeni e i valori che lo definiscano con il suo band
di ballerini della danza tradizionale rumena.
“Non facciamo morire l’arte.. tantomeno
la tradizione e il valore di un popolo!” Irina Tirdea
Il costume popolare rumeno (“ie”) – dalla mitologia a Vogue
Il costume popolare rumeno è un
intreccio di tradizione locale, posizione geografica, clima e possibilità
economiche. Si tratta di un emblema di riconoscimento, un segno di identità
etnica, un documento con un indubbio valore storico e artistico. Questo
indumento ha accompagnato l’uomo in tutti gli eventi fondamentali della sua vita,
dalla nascita alla morte.
“I segreti dell’arte artigianale di confezionare l’abbigliamento non si
imparavano dai libri, bensì dalle donne del villaggio. Si tramandavano di
generazione a generazione. Le ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano
filare e tessere. Durante la tessitura, le donne pregavano; il costume
popolare, quindi, era il riflesso dell’anima della donna, la quale, con abilità
e maestria cuciva i vestiti con tutta la sua anima, naturalmente immortale.
Cuciva ogni foglia, fiore, figura. Serbava nella memoria ogni tappa di lavoro,
i vestiti così ricamati erano delle vere armi spirituali, assicurando
protezione dai demoni. Vestendo questi abiti popolari, l’uomo si veste con
l’universo intero, quindi il costume popolare rappresenta una ricapitolazione
simbolica di tutta la mitologia e della cosmogonia delle origini.
I costumi popolari in Romania sono una
tradizione che continua ad andare avanti con gli anni, ad esempio mia madre da
ragazzina, negli anni ottanta, faceva parte di una compagnia di ballo, nelle
quali ai tempi si praticavano solo balli popolari, e per ogni ballo usavano il
vestito tradizionale che corrispondeva alla regione e distretto dalla quale
proveniva la canzone.
“I segreti dell’arte
artigianale di confezionare l’abbigliamento non si imparavano dai libri, bensì
dalle donne del villaggio. Si tramandavano di generazione a generazione. Le
ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano filare e tessere. (…)
Durante la tessitura, le donne pregavano; il costume popolare, quindi, era il
riflesso dell’anima della donna (la quale) con abilità e maestria cuciva i
vestiti con tutta la sua anima, naturalmente immortale. Cuciva ogni foglia, fiore,
figura. Serbava nella memoria ogni tappa di lavoro (…) i vestiti così ricamati
erano delle vere armi spirituali, assicurando protezione dai demoni. Vestendo
questi abiti popolari, l’uomo si veste con l’universo intero, quindi il costume
popolare rappresenta una ricapitolazione simbolica di tutta la mitologia e della
cosmogonia delle origini.
Forse il costume nazionale tradizionale rumeno non sarebbe così conosciuto ed
apprezzato oggi a livello internazionale se la regina Maria della Romania non
lo avesse indossato in modo assiduo negli anni Venti e Trenta del XX secolo e
se non ci fosse la riscoperta di questa pièce del guardaroba da parte delle
star hollywoodiane (come Adele, Kate Moss, Halle Berry ecc. vestendo abiti Tom
Ford e Yves Saint Laurent che imitano la camicia contadina femminile rumena)
nel XXI.
Un altro pezzo di storia importante: Smaranda Braescu (1887–1948),
la prima donna rumena pilota detentrice del record mondiale di paracadutismo e
militante anti-comunista, in questa immagine indossa un costume popolare
rumeno, conosciuto con il nome di “ie taraneasca” (camicia contadina).
Il costume popolare rumeno è un intreccio di tradizione locale, posizione
geografica, clima e possibilità economiche. Si tratta di un emblema di
riconoscimento, un segno di identità etnica, un documento con un indubbio
valore storico e artistico. Questo indumento ha accompagnato l’uomo in tutti
gli eventi fondamentali della sua vita, dalla nascita alla morte.
In Romania esistono 112 tipi di costume tradizionale, tra cui nella regione
Banat ci sono 12, nel Caras 5, mentre nel Clisura 1 (un po’ un’interferenza tra
la zona di montagna e la Clisura).
Esistono fondamentalmente 2 tipi di camicia femminile tradizionale rumena:
spiegazzata intorno al collo e dritta, ambedue appartengono alle forme più
antiche di abbigliamento popolare tipico rumeno.
La prima, la camicia spiegazzata intorno al collo è datata nelle immagini del
monumento storico Trophaeum Traiani come un indumento indossato dalle mogli dei
daci.
Oltre alla camicia contadina femminile(fatta dapprima in lino e canapa, poi in
cotone), esistono anche altre pièces maschili quali la cinta di lana ornata di
farfalle (“opreg”, “fustâc”, “brâu”) e il gilet di pelli di pecora ornato di
fiori (“cojoc”).
La danza, punto di forza delle
tradizioni in Romania
ARTE VAGA_MENTE a LeccoCon la Hora, diffusissima, il Căluşul,
patrimonio Unesco, e altri balli tradizionali, la Romania occupa un
posto di rilievo in Europa sul piano delle danze popolari. E’ un
patrimonio intensamente vissuto dalla popolazione e ben conservato, che si
affianca a siti storici e a una natura incontaminata.
La Romania ha un patrimonio
culturale molto ampio e complesso. Le danze tradizionali sono soprattutto balli
di gruppo nati all’interno della comunità contadina, meno noti rispetto a
quelli di altri Paesi europei.
“Nella Hora, la danza più conosciuta, i ballerini
o le ballerine si riuniscono inun grande cerchio tenendosi per mano. Questa danza,
menzionata per la prima volta in un’opera del 1716, prevede tre passi in
diagonale in avanti (sinistro-destro-sinistro) e chiude con uno stop
(“battuta”) con il destro, poi tre passi indietro (destro-sinistro-destro) e
chiude con stop sul sinistro. Tenendo questo ritmo il cerchio gira in senso
antiorario. La musica e’ suonata di solito da strumenti come fisarmonica,
violino, viola, cimbalom, flauto di Pan, tromba. Se un tempo questo era
prevalentemente un ballo della comunita’ per celebrare insieme le feste
tradizionali (agricole e religiose), oggi la Hora e’ immancabile anche
nelle citta’ in occasione di eventi pubblici o nelle feste private come
matrimoni e battesimi”.
Ma c’è un
ballo romeno caratterizzato da una tradizione altrettanto solida e ancora più
antica: il Căluşul (o
Căluşarul). “E’ un ballo rituale
legato alla discesa dello Spirito Santo – -" Questa danza, alla quale veniva attribuito il
potere di guarire dalle malattie croniche, di cacciar via gli spiriti e le fate
maligne, di restituire la fertilità alla terra, nel 2005 è stata
dichiarata dall’Unesco patrimonio orale ed immateriale dell’umanità. Viene
eseguita da gruppi di ragazzi composti sempre da un numero dispari di persone,
con una rigorosa gerarchia. Ogni partecipante occupa una precisa funzione:
il Muto, il Capo, l’aiutante del Capo, il Portabandiera, ecc. In uno stato di
euforia evidente, i ragazzi danzano fino all’esaurimento fisico, seguendo il
ritmo dei suonatori. I danzatori si fasciano di nastri rossi, mentre in vita
portano fazzoletti ricamati; in testa hanno cappellini addobbati
di perline e nastri variopinti, mentre ai piedi indossano calzature con speroni
di metallo, che tintinnano durante la danza. Un tempo coloro che aderivano a
questa confraternita magica dovevano prestare giuramento di rimanere nel gruppo
per almeno nove anni. E’ la più antica danza popolare romena, e sulla sua
origine esistono diverse versioni; potrebbe derivare da una danza militare
ereditata dai daci o dai romani, oppure da uno spettacolo teatrale romano o
egizio. La più remota descrizione di questo rituale e’ a cavallo tra il
seicento e settecento”.
Tante
danze e diverse versioni della tradizione…
Ma non finisce qui! C’è anche la Ciuleandra: una sorta di rituale praticato dai geti, gli antichi abitanti di questa terra che fu poi conosciuta come Dacia. “La Ciuleandra - continua Ioana – serviva a trasmettere messaggi al Dio Zamolxis, e ha un ritmo che accelera progressivamente, come la Hora. Aqueste danze va aggiunto il Sorocul, ballo con elementi di base molto complessi, praticato in origine soltanto dagli uomini in quanto fisicamente molto impegnativo, e poi divenuto anche un ballo di coppia. Poi ci sono la Şchioapa, una Hora mista con ritmo assimetrico, molto allegro, e la Sârba, altro ballo molto veloce eseguito solitamento creando un cerchio, due semicerchi sincronizzati, oppure in coppie”.
La diffusione
delle danze è ampia e variegata, spesso con caratteristiche specifiche in
ciascuna regione della Romania, dove il ballo rappresenta comunque un punto di
forza nelle tradizioni. “Il
Căluşarul, pr esempio, e’ tipico della regione Oltenia, dove viene eseguito durante la settimana precedente
la festa di Pentecoste – precisa la direttrice dell’ente
turistico -. In Transilvania, però, il Căluşarul ha simboli e significati
specifici, e in alcune zone e’ una danza da eseguire durante la notte di
Natale, quando i ‘Căluşar’ visitano soltanto le case dove ci sono giovani donne
in età da matrimonio, che vengono invitate al ballo. La Hora, invece, rimane un
momento importante di legame della comunita’ rurale e si incontra molto spesso
in Transilvania, Banat,
Moldova, e in tutta la
Romania. Alcune regioni celebrano anche tradizioni specifiche antiche, ma in
tutte le zone della Romania la danza tradizionale fa parte della cultura
locale. Per esempio in Maramures (regione
storica nella parte settentrionale della Romania) vengono organizzate molte
feste con ‘Hore’ in occasione dell’ inizio dell’anno agricolo legato alla
fertilita’, oppure di festività religiose come Pasquetta, Pentecoste,
Ferragosto. L’Oltenia è probabilmente la regione che conserva il più ampio
ventaglio di danze tradizionali”.
Un
Paese da “visitare tutto”!
La Romania
e’ un paese affascinante perchè può rispondere alle diverse esigenze dei
viaggiatori. “Un ricco patrimonio
culturale che sposa una natura incontaminata offre esperienze straordinarie - sottolinea
la rappresentante del turismo nazionale - " Consiglio la Transilvania per la visita delle principali citta’
fondate nel Medioevo come Sibiu, Brasov e Sighisoara, delle chiesefortificate, delle fortezze, dei
castelli come Bran, noto come il castello del conte Dracula, che
suscita sempre molto interesse.
Sui Monti Orastie si trovano i siti e le
fortezze risalenti al periodo dei Daci, che sono state dichiarate
patrimonio Unesco, ma anche le miniere di sale come quella di Turda (un vero parco di divertimento
sotterraneo), e poi riserve e parchi naturali.
Da non
perdere il Maramures per conoscere la sua arte del legno, visibile nella
costruzione della case, nelle porte con simboli tradizionali e soprattutto
nelle suggestive chiese lignee, alcune inserite nella lista Unesco, ma anche
per godere dei suoi villaggi immersi in un ambiente naturale meraviglioso.
In Bucovina si possono ammirare le opere
dipinte all’esterno dei monasteri come Voronet, Sucevita, Moldovita, Humor e conservate da secoli con vivaci sfumature di
azzurro e verde; qui alcune tradizioni sono ancora molto vive. Bucarest, la capitale, offre eventi culturali, fascino fin de
siécle, ma anche la vivacita’ del suo centro con molte possibilita’ di svago.
Chi ama la natura, infine, non può rinunciare a scoprire il Delta del Danubio. Il bello e’ che tutte le zone della Romania sono
completamente diverse fra di loro, ciascuna con un’impronta unica e con una
storia specifica. Consiglierei proprio di visitarla tutta!”
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